Grande Quartetto David per gli
Amici della Musica
UDINE. Mauro Loguercio e Gabriele Baffero, violini,
Antonio Leofreddi, viola, e Marco Decimo, violoncello,
musicisti di grande talento e di ottime risorse tecniche,
riuniti insieme nel Quartetto David dal 1994, hanno offerto un
saggio del loro eccellente livello tecnico e interpretativo
quali protagonisti del secondo appuntamento dell’ottantunesima
stagione concertistica degli Amici della Musica,
all’auditorium Zanon, presente un pubblico partecipe e attento
che con i suoi consensi ha dimostrato gradimento per un
recital di tutto rilievo. I quattro archi hanno impiegato
strumenti di classe dal suono caldo e suadente – in
particolare un violino Pietro Guarneri, Venezia 1724, un
violino Andrea Guarneri, Cremona 1689, una viola Ferdinando
Garimberti, Milano 1970, un magnifico violoncello Joseph
Charotte, Parigi 1830 – e si sono fatti caldamente apprezzare
cimentandosi in un interessante repertorio di musica italiana
che comprendeva splendide pagine di Busoni, Respighi e Verdi.
In ogni loro proposta hanno convinto grazie a quel suono
ideale, che può essere ottenuto solo da una grande
dimestichezza esecutiva in un continuo studio comune,
segnalandosi per un esito ottimamente equilibrato e
intensamente espressivo, sempre attenti al fraseggio e
accuratissimi nelle dinamiche e nella scelta dei tempi. In
apertura è stato proposto con successo il Quartetto op.19 in
do minore per archi di Ferruccio Busoni, lavoro composto a
Graz nel 1880-82 e pubblicato nel 1886, che il David ha colto
in tutta la sua freschezza creativa, dove il retaggio
romantico si sposa a istanze di nuovo rendendone con gran cura
la scrittura incisiva nei vari movimenti: Allegro moderato,
patetico, Andante, Menuetto. Leggiero e grazioso, Finale.
Andante con moto, alla Marcia. Allegro molto e con brio, il
cui stile è altresì segnato da una forma elegante e da echi
classicheggianti. A suggellare la prima parte è stato
l’affascinante Quartetto Dorico di Ottorino Respighi,
anch’esso guardante al passato in un’esigenza di rinnovamento
linguistico, composto nel 1924, ispirato dagli antichi modi
gregoriani, in particolare dal primo “dorico”, in un solo
movimento, un Energico molto ampio che è stato eseguito con
splendido affiatamento e suono sempre ben periodato, intonato
e polito. La seconda parte ha compreso l’unico lavoro
cameristico di Giuseppe Verdi risalente al 1873: il Quartetto
in mi minore costituito da un Allegro (in forma sonata con un
delicatissimo secondo tema), un sognante Andantino, un
virtuosistico Prestissimo che esalta il ruolo del violoncello
nella sezione centrale e uno Scherzo fuga Allegro assai mosso
a cnclusione del capolavoro, che i bravissimi Mauro Loguercio,
Gabriele Baffero, Antonio Leofreddi e Marco Decimo hanno
interpretato con straordinaria maestria, mettendone bene in
rilievo la ricchezza d’espressione e la solidità formale. A
viva richiesta un bis con il movimento finale dal
Kaiserquartett di Franz Joseph Haydn. Renato della Torre
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